Il Sapere collettivo di Giulio A. Maccacaro
Alla fine del 1969 Buzzati lascia la rivista e la direzione è assunta dall’editore Raimongo Coga fino al 1974. In questo anno a guidare la redazione, che dal 1972 si è trasferita a Milano, arriva Giulio Alfredo Maccacaro, medico, docente di Statistica Medica e Biometria della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano.
Per Sapere inizia una fase militante e di denuncia: Maccacaro, che all’Università si occupa di statistica medica e della ricerca delle cause ambientali e lavorative delle malattie, ha come obiettivo l’analisi dei rapporti tra scienza e potere, “il potere costituito dal capitale e il potere rivendicato dal lavoro”. Sapere deve “far parlare chi di scienza muore e chi, sapendolo o no, di scienza fa morire”, si legge nel primo editoriale della nuova serie, sottoscritto, in ordine alfabetico, dal nuovo direttore e da un folto “collettivo di redazione” che annovera, tra gli altri, Franco Basaglia, Giampiero Borrella, Vittorio Capecchi, Giovanni Cesareo, Marcello Cini, Giovanni Jervis, Paola Manacorda, Franca Ongaro, Vladimiro Scatturin, Benedetto Terracini, Ettore Tibaldi.
A partire dal primo numero, con “Sapere il Vajont”, la rivista di Maccacaro contiene inserti – su Medicina e Potere, Ambiente e Potere, Lavoro e Potere – “intesi soprattutto a raccogliere e diffondere esperienze di base, insieme con riflessioni e proposte di un sapere vissuto, perché ne nascano collegamenti, confronti, iniziative”.
Dopo la morte improvvisa di Maccacaro, avvenuta verso la fine del 1976 mentre era in stampa il fascicolo dedicato all’incidente di Seveso, il “collettivo di redazione” continua per alcuni anni a seguirne la linea, rinunciando a nominare un nuovo direttore. Ma i tempi stanno cambiando e, ormai in pieno clima di “riflusso”, l’editore decide che è il momento di cambiare rotta.
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